Una storia nell'arte
Una storia nell'arte

STELLA DEL CIELO

 

Stella del cielo... Così mi ha detto di chiamarsi.

Stava lì da anni ed io fissavo le pareti della stanza ma lui non era ancora visibile. Gli occhi scorgevano le sue piume comparire sul muro della soffitta appena restaurata; una mansarda bohemien definita tra confini di cobalto e di oltremare che cambiavano tono ad ogni ora del giorno.

Era, quel delicato apparire e scomparire, una sinfonia che si udiva timida nel tempo, quasi assonnata, timorosa di svelarsi, un po’ pigra, un po’ misteriosa; magica sicuramente. Aveva bisogno di comprendersi, di maturare, di sentirsi sé stessa, di venire a galla, in tutto quel mare di blu e azzurri.

Respiravo, io, e fissavo gli occhi in quel triangolo per interi minuti per poi andarmene e lasciare per mesi quella coda che fremeva   nell’aria per uscire maestosa e lucente, incantevole e affascinante.

Quel giorno arrivò; era estate, era luglio. Guardai il volto di un pavone poi guardai il pilastro portante della mansarda, centrai lo spazio e iniziai dal suo occhio… e gli diedi vita di giorno in giorno, di settimana in settimana. Non feci bozzetti preparatori, perché lui era già lì, stava solo aspettando me e io non sapevo ancora chi fosse.

“Stella del Cielo” mi rispose, quando gli chiesi il suo nome.

‘Chissà perché?’, pensai e subito cercai informazioni.

È un pavone il simbolo della trasformazione; gli occhi della sua coda, in uno dei significati mitologici a lui attribuiti, rappresentano le stelle del cielo.

Mi salirono i brividi. Lui mi aveva veramente parlato.

Lui era una vitale vibrazione della mia anima o, ancor meglio, la mia anima, ascoltandolo, lo aveva concepito.

 

Questo è il vedere, il sentire, il creare con il cuore connesso alla vita.

 

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© Maria Cristina Primavera